L’ARTE CONTEMPORANEA È SEMPRE UN INVESTIMENTO?
Nessun gallerista è in grado di prevedere matematicamente il mercato e chi lo dice mente; tuttavia esistono degli indicatori quali l'andamento dello stesso, mostre pubbliche e private effettuate dell'artista, la connotazione sociale delle opere e il lavoro dell'archivio dinanzi la morte dell'autore.
Le figure di spicco del mercato dell'arte sono quindi rappresentate dagli artisti, ovvero coloro che creano le opere, dal mercato, ossia il luogo di incontro tra domanda ed offerta e da tutti coloro che tramite acquisti, giudizi e valutazioni contribuiscono ad influenzare il mercato. Il mercato dell'arte risulta quindi essere dimora di due logiche al tempo stesso complementari e contraddittorie: quella capitalistica e quella artistica. La prima è una logica monetaria e quantitativa, i cui protagonisti risultano essere il prezzo e il profitto mentre la seconda è una logica qualitativa, dominata da caratteristiche in parte immateriali e concettuali, quali le raffigurazioni stesse, i significati simbolici e l'interpretazione delle opere. Date le premesse, possiamo dire che esistono numerose interrelazioni tra arte ed economia e per tali motivi che oggi parliamo di economicizzazione dell'arte o di culturalizzazione dell'economia.
Entrando nello specifico tra i principali motivi per investire nell'arte contemporanea abbiamo il potenziale apprezzamento del valore nel tempo, il concetto di diversificazione del portafoglio ed il conferimento all'investitore di status e pregio nel possedere le opere stesse. Volendo inquadrare temporalmente l'arte contemporanea potremmo ricondurre la sua nascita agli anni '60, quando Andy Warhol, all'interno della Factory, iniziò a produrre opere utilizzando tecniche di riproduzione industriale per imprimere su tele immagini di oggetti di consumo o di personaggi politici, attori e cantanti. L'arte contemporanea si è poi sviluppata fino ai giorni nostri manifestandosi in varie tipologie, tra le quali, oltre i classici dipinti e le sculture, troviamo media del tutto nuovi come video, fotografie, installazioni e performance.
L'inizio del ventunesimo secolo si è dimostrato per l'arte contemporanea un periodo di continua crescita, andando a rappresentare il 17% del mercato nel 2023 e il 16% nel 2022 rispetto ad esempio al solo 3% del 2000. L'Italia nel 2023 consolida il suo 6° posto nel mercato globale (+2% rispetto al 2022) con 197 milioni di dollari di fatturato sulla base di circa 44.500 lotti venduti e le grandi case d'asta o gli investitori in generale, sanno bene che l'arte rappresenta un bene rifugio che ha mostrato uno stato di salute resiliente, superando diversi periodi come la crisi economica del 2008 o la più recente emergenza legata al Covid.
Risulta quindi evidente che il mercato dell'arte, uno dei più antichi del mondo, oggi si muove rapidamente e irrevocabilmente verso l'era del digitale e perciò la dematerializzazione di internet rappresenta l'attuale tendenza di acquisto o ricerca. Il mercato dell'arte contemporanea è aumentato di 36 volte in 23 anni, riflettendo un fenomeno storico in cui l'arte contemporanea è diventata la locomotiva primaria del mercato dell'arte stessa.
L'artista italiano la cui opera ha avuto una rivalutazione più alta è Piero Manzoni con un incremento rispetto al valore medio delle sue opere del 89.650 % mentre a livello globale le prime due posizioni appartengono rispettivamente a Jean-Michel Basquiat e Jeff Koons. Altresì nel panorama italiano viene difficile non citare come esempio di artisti che hanno subito una forte valorizzazione i Maestri Boetti e Pistoletto (+6.566%) , Fontana (+5.900% passando da un valore di 50.000 euro a 3.000.000 di euro) e Schifano.
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